Corbari ti irride, Corbari non si arrende

Nella mole di canzoni che omaggiano la Resistenza si possono isolare vari tributi a Silvio Corbari e ai suoi compagni. Anche se maggiormente ricordato per le operazioni condotte in solitaria, lui e gli altri partigiani dopo l’8 settembre animarono la Resistenza nella zona attorno a Faenza. Fatti storici e aneddoti passando di bocca in bocca si sono arricchiti e modificati, tanto da creare quasi una leggenda: si narra che in certi momenti gli venisse attribuita qualsiasi azione contro i nazi-fascisti avvenuta in Romagna.

Eleonoro Dalmonte conclude il suo libro Corbari e la sua Banda inserendo il testo e lo spartito di un inno per il Battaglione, dedicato al faentino medaglia d’oro. “Va, Corbari, va, / Niun ti fermerà; / La tua schiera ardita e forte / Pur la morte sfiderà”.

1. BLACK MIRRORS

CORBARI

I Black Mirrors suonano un punk rock impegnato che sa essere serio quanto ironico. Nati nel 1979 a Fabriano si ri-fondano nel 2009 con una formazione distribuita in più regioni. Il loro logo è una stella rossa stilizzata, disegnata da Joe Strummer a Bologna nel 1999: l’immagine perfetta per identificarli. Dai Clash hanno appreso la contaminazione musicale, mentre i Gang, come loro anconetani, gli hanno insegnato che dopo un po’ bisogna iniziare a cantare in italiano. Il loro secondo disco “Stato d’Eccezione” comprende diverse tracce interessanti e potenti sin dal titolo. Ad esempio “Punk is Dad” inno pedagogico per i kids figli di (ex)punk; “W la FCA” invettiva rivolta al nuovo nome dell’azienda dei padroni italici per antonomasia; “Memoria con Divisa” che denuncia i crimini italiani sottaciuti per la Giornata del Ricordo. In chiusura sono presenti anche due cover dei Clash, eseguite durante l’XI Tributo Italiano a Joe Strummer.

Un particolare del murales di Blu che campeggiava sulla facciata della sede storica del centro sociale XM24 fa da copertina. L’artista decise di rimuovere l’opera nel marzo del 2016, il giorno prima dell’inaugurazione di una mostra sulla street art che, proprio nel capoluogo emiliano, esponeva anche sue opere. “Occupy Mordor” immortala una battaglia campale con celerini, controllori degli autobus, Dart Fener e truppe dell’Impero di Star Wars schierati in difesa della Bologna delle ruspe e delle mortadelle. Sauron, agghindato con la fascia tricolore del primo cittadino, tentava sin da allora di afferrare l’anello agli assedianti. Negli anni successivi XM sarà sgomberato due volte: nessun’altra rappresentazione fantasy poteva essere migliore.

I Black Mirrors dedicano a Corbari una canzone che aiuta a cogliere l’immagine leggendaria che si creò tra i romagnoli attorno alla figura del faentino beffardo e impavido. “Corbari è partigiano, è anche comandante / ma alla bisogna diventa un commediante / Si traveste da fascista e appare tale e quale / poi all’improvviso si svela ed è micidiale”. Le azioni, durante le quali si esponeva a un grande rischio personale, erano spesso caratterizzate dallo scherno e dalla beffa contro i repubblichini. Oltre che sul piano militare la banda Corbari-Casadei colpiva anche simbolicamente gli esponenti e le milizie del fascismo. “Corbari ti irride, Corbari non si arrende / Corbari ti beffa, Corbari non si vende”. Ricostruire la figura del comandante partigiano conduce anche a conoscere le critiche e gli aspri scontri che ebbe nei confronti del CLN e con i partiti che lo componevano.
“A Corbari nessun lo prende, però non c’è che dire, / ha sul capo una taglia di trentamila lire / “immaturo”, “anarchico”, “individualista” / i commissari di partito:
«è un avventurista»”.

Una strofa è dedicata a un episodio realmente accaduto a Faenza prima della caduta del regime. Già dalla primavera del ’43 un gruppo di giovani della cittadina costituì “La Scansi”, una compagnia di ragazzi dal sangue caldo, goliardici e insofferenti alle prepotenze del fascismo. Il nome che si erano dati ammoniva a “stargli alla larga” per evitare burle e guai, Corbari era uno di loro. L’apice delle loro azioni consistette nel collocare una granata su un monumento cittadino: “Ti ricordi quell’allarme? Un ordigno al monumento! / Militari, artificieri, accorsero in duecento”. Le autorità locali rimasero però di stucco quando scoprirono la verità: “L’avevan fatta grossa, Corbari e i suoi marioli / nella storia la prima bomba di pasta e fagioli!”.

La canzone aggiunge altri aggettivi sprezzanti, accostati all’operato della banda ribelle: “Ardito, ribelle, eretico, ne dicono di ogni…”. Con una mezza citazione i Black Mirrors suggeriscono come, pur non avendo un approccio ideologico, Corbari fosse riuscito a instaurare una sorta di vero comunismo: “…A ciascuno Corbari dà, secondo i suoi bisogni”.

Il ritornello è ispirato alla poesia di Giuseppe Bartoli “La mört ed Curbera” e nel finale cambia gli ultimi versi per consegnare anche l’ultimo atto di Corbari ad una dimensione mitica. “Ma il primo a cadere fu Corbari / e per la botta tremaron terre e mari / i fascisti costretti a impiccarlo due volte / Corbari ha sconfitto la morte / sconfitto la morte…”. Dopo essere stato impiccato, il suo cadavere e quello dei suoi fedelissimi vennero infatti esposti in piazza a Forlì, per dimostrare che quegli eroi popolari erano realmente morti.

2. DEL SANGRE

IRIS E SILVIO

I Del Sangre sono un gruppo fiorentino che vanta un ricco repertorio di brani combat folk. Vincitori del premio Ciampi nel 2003, propongono da sempre canzoni di protesta rispolverando coi versi biografie e valori fin troppo dimenticati e sbiaditi. Si ispirano a Guthrie, Springsteen e Dylan e questo loro amore per i suoni d’oltreoceano si unisce alle storie di personaggi nostrani, anche di banditi che non hanno niente da invidiare a quelli del Far West.

I Del Sangre hanno scritto “Iris e Silvio” dedicandola alle due Medaglie d’Oro che si amavano e che hanno combattuto insieme fino alla morte. “Era il sale che bruciava / sopra i tagli con violenza, / erano lacrime di luna / dal cielo di Faenza, / erano un uomo ed una donna / pendenti da un lampione, / era il tributo di sangue / alla più bella storia d’amore”. Il brano inizia a raccontare dei due innamorati dal loro comune epilogo. Le strofe ricostruiscono il loro stare insieme sia come amanti sia come combattenti “lui la vide, era il cuore / il coraggio e la passione / era Iris biancofiore, / forza di liberazione, / lui era Silvio il ribelle, / comandante, uomo d’onore”.

Per la sua tempra schietta ed il suo senso di giustizia, Corbari sarà soprannominato “secondo Passatore”, il celebre bandito romagnolo. “Con la voce dei fucili / che parlava giorno e notte, / era il fuoco, era il coltello / era il destino tirato a sorte”. I Del Sangre raccontano dunque una storia che rimane in bilico tra dolcezza e tristezza ma non si può raccontare di Iris e Silvio senza accennare alla loro passione di ventenni. Una canzone d’amore ma di due ribelli del 1943: con le armi in pugno. “Era fredda, era decisa / con in mano una pistola, / tanto dolce, quanto bella / come un bacio che ti sfiora”.

I fascisti dovranno ricorrere ad una spia per poterli sopraffare. “Era il giorno del castigo / quando Giuda tornò al mondo, / lo cercarono di notte / per saldare ogni suo conto”. Nel luogo in cui sono rifugiati, Iris è ferita; una volta sopraggiunti i militi è consapevole che rallenterebbe la loro fuga e non può concederselo. “Fu così che per amore / lei si tolse anche la vita, / per aprire al Comandante / una nuova via d’uscita, / e sul loro ultimo bacio / che si chiuse la partita, / ed il silenzio cadde / con uno schiocco di dita”.

Anche le canzoni scritte a distanza di tanti anni dalla loro morte continuano a dar fiato alla leggenda di Iris e Silvio: Settant’anni sono andati / ma il ricordo è ancora là / dei due amanti combattenti / morti per la libertà. / Ma qualcuno a Modigliana / per il venticinque aprile / giura di averli visti / di notte ballare e sparire”.

3. LENNON KELLY

LA MORTE DI CORBARI

Si intitola “La mört ed Curbera” la poesia dialettale scritta da Giuseppe Bartoli in memoria del partigiano romagnolo. L’autore fu un componente della banda Corbari e si è affermato in molti concorsi letterari e poetici. I cesenati Lennon Kelly hanno tradotto la poesia in italiano e l’hanno musicata. Il gruppo suona un folk ispirato alla tradizione romagnola e a quella irlandese, con deviazioni verso suoni più punk e rock.

Si rovesciavano come spighe di grano / con delle bestemmie che sembravano preghiere / e verso il cielo / palle di schioppo sputate tra i denti / andava il nome di Maria e degli altri santi”
“Il primo a cadere fu Corbari / e per il tonfo / tremò la terra e fu subito sera”.
La canzone è l’accompagnamento perfetto per cantare nelle osterie e nei pub, sorseggiando del sangiovese o del whisky ricordando i ribelli caduti.

Lì disteso, ribelle senza più ali / raspava dal male / con quella manaccia grande e contadina / buona era la terra / grassa e fine / Raspa Corbari, raspa se vuoi trovare / l’eterno concime della libertà: / il sangue romagnolo / che ha ubriacato ogni cuore”. Le strofe di Bartoli ci catapultano nel mondo contadino, ruvido ma semplice, in cui Corbari crebbe e da cui imparò a combattere per ciò che è giusto, senza compromessi. “Sopra di lui una banda di assassini / ride con la vergogna in faccia”, i versi ricreano il momento in cui Corbari morente è attorniato dai suoi aguzzini ma a ridere sono anche gli uomini in divisa, immortalati in una foto d’epoca, sotto a Iris esposta a Forlì.

Davanti a lui un popolo di contadini / prega e bestemmia a testa bassa”, il poeta ex-partigiano si immagina i funerali del suo comandante e fa emergere in più punti la tradizione anticlericale tipica della Romagna, terra fertile per idee sovversive: repubblicane, socialiste e libertarie. “Stringi, la terra / è sempre quel profumo / è sempre l’amore della stessa mamma / che ti fa da letto povero figlio di Romagna”.

EN.RI-OT

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